Stats Tweet

Kropotkin, Pëtr Alekseevic.

Rivoluzionario russo e teorico dell'anarchismo. Appartenente a una famiglia principesca, ricca e influente, ebbe una formazione culturale scientifica e fu naturalista e geografo di valore. Nel 1872 si recò in Svizzera dove i fermenti socialisti da lui assorbiti negli ambienti intellettuali pietroburghesi trovarono una conferma e uno sbocco nell'anarchismo bakuniano. Ritornato in Russia, dal 1872 al 1874 si dedicò ad attività propagandistica, cadendo nella rete della polizia zarista. Riuscito a evadere dal carcere nel 1876 con una fuga romanzesca, lasciò la Russia e si rifugiò in Gran Bretagna, viaggiando poi in lungo e in largo l'Europa e impegnandosi nell'agitazione così da raccogliere l'eredità di Bakunin, di cui divenne il continuatore. Seguirono anni d'intenso lavoro teorico in cui puntualizzò la propria concezione collettivistica, basata su un complesso sistema di libertà di gruppo, dando grande rilievo alle autonomie locali e cercando di conciliare i diritti della persona con le esigenze economico-sociali. Nel 1879 aveva fondato "Le Révolté" che rimase per vario tempo il più prestigioso giornale anarchico. L'ultimo periodo della sua vita fu piuttosto drammatico. Mentre la rivoluzione andava spostandosi in Russia, avveniva la sua rottura coi socialisti anarchici rimasti fedeli all'internazionalismo, che riconobbero come leader E. Malatesta. Nell'estate del 1917, fece ritorno in Russia impegnandosi nella campagna a sostegno del governo di coalizione democratica presieduto da Kerenskij e della prosecuzione della guerra a fianco delle democrazie occidentali. Assunse il ruolo di oppositore nei confronti delle forze protagoniste della Rivoluzione d'Ottobre, contestando la prassi del centralismo leninista e approvando invece il sistema dei soviet, in cui intravedeva il germe di una nuova democrazia socialista. Nell'estate del 1920 compì il suo ultimo gesto politico di grande risonanza, consegnando a una delegazione laburista inglese un Appello ai lavoratori di tutto il mondo. In esso esortava il proletariato occidentale a dissociarsi sia dalla Russia rivoluzionaria sia dall'intervento dell'Intesa a fianco della reazione bianca, ribadendo la sua idea di unione federale di libere comunità, città e regioni, e postulando una nuova Internazionale indipendente dai partiti e fondata sul sindacato dei lavoratori. Formatosi nel clima culturale del populismo russo, pur non abbandonando mai le esperienze fatte nell'ambito dell'intellighentsia russa, risentì in misura notevole dell'influenza occidentale, così che nella sua dottrina anarchica è presente sia l'ideologia populistica russa sia l'operaismo occidentale, essa costituisce perciò una piattaforma solidaristica, tendente a risolvere i contrasti esistenti tra città e campagna, tra agricoltura e industria, in una nuova civiltà liberatrice. Fasi costitutive del suo pensiero sono infatti sia il romanticismo rivoluzionario russo, sia lo scientismo evoluzionistico occidentale. K. tentò di conciliare i risultati della scienza con la visione dell'anarchismo e, ispirandosi al materialismo evoluzionistico, configurò il nuovo ordine sociale soprattutto come un ritorno alla natura. Nella sua opera ha lasciato una traccia abbastanza profonda dell'ideologia americana e le sue teorie esercitarono una certa influenza anche su gruppi non anarchici. In Inghilterra estese infatti la propria influenza a qualche gruppo della società fabiana; in Francia alle correnti associazionistiche e gradualistiche e inoltre influenzò i vari filoni, soprattutto russi, dell'anarcosindacalismo. La sua concezione del collettivismo anarchico aveva come fondamento il mir, la comunità contadina russa, e l'associazionismo operaio occidentale, attraverso cui giunse alla formulazione dell'idea federalistica, che caratterizzò il suo comunismo. Egli ipotizzò una nuova società che distinse in due partiti: collettivismo (socialismo) e comunismo. Il primo come fase transitoria, durante la quale il concetto di proprietà sarebbe sopravvissuto assumendo la forma di proprietà da parte di comuni e di libere federazioni di comuni. Col superamento di questa fase la società avrebbe finito coll'accettare nella sua pienezza il principio "da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni", e con ciò sarebbe svanita l'idea stessa della proprietà e realizzato il vero comunismo. In tale concezione, a differenza di quella basata sull'idea marxiana di "estinzione" dello Stato, s'intende che la distruzione dello Stato deve avvenire sin dalla prima fase, mentre quella di proprietà si estinguerà lentamente. Delle sue opere, grande risonanza ha avuto soprattutto il racconto autobiografico Memorie di un rivoluzionario (1899). La maggior parte delle sue opere furono scritte in inglese e francese. Ricordiamo: Parole di un ribelle (1885); La conquista del pane (1892); Campi, fabbriche e officine (1899); Il mutuo appoggio fattore dell'evoluzione (1902); Ideali e realtà nella letteratura russa (1905); La grande rivoluzione francese (1911); La scienza moderna e l'anarchismo (1912) (Mosca 1842 - Dmitrov 1921).